E’ una meta sciistica rinomata non solo per le sue piste, quanto per una fama di mondanità che sembra più che meritata, facendosi un giro tra le boutique di via Roma o nelle viuzze del suo piccolo centro. Ma a Courmayeur, da diversi anni a questa parte, si nasconde anche un lato oscuro. In realtà nasconde non è proprio il termine esatto, anzi è vero proprio il contrario: il lato oscuro qui si celebra, ogni anno, con un vero e proprio festival a esso dedicato: il Courmayeur Noir Film Festival, che quest’anno delizierà gli appassionati dal 10 al 16 dicembre.
Dal 1993 – anno in cui la località valdostana sostituì Viareggio come sede del Festival – sono innumerevoli gli artisti, più o meno legati al genere noir, che hanno lasciato le proprie impronte sulla neve fresca. Impronte destinate a scomparire per sempre, come in un’ideale Walk of Fame del poliziesco, se non fosse per l’opera e il lavoro degli ideatori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri – unitamente allo stuolo di giornalisti e appassionati presenti a ogni edizione. Ed ecco allora, annoverati tra presenze assidue o semplici comparse, registi di culto come Quentin Tarantino – che nel ’92 portò qui il suo Reservoir Dogs (Le Iene), sfolgorante esordio alla regia di un lungometraggio -, Sam Raimi, Wes Craven e scrittori del calibro – è proprio il caso di dirlo – di Manuel Vasquez Montalban, Andrea Camilleri, Jeffrey Deaver, Giorgio Faletti, Petros Markaris, P.D. James, Ignacio Taibo II. Ma l’elenco è davvero lungo (lo trovate qui), considerando che, accanto al Leone Nero assegnato ogni anno alla miglior pellicola noir, al Courmayeur Noir Film Festival si assegnano anche il premio Raymond Chandler, riconoscimento alla carriera per i maestri di thriller e noir – lo hanno vinto, tra gli altri, Sciascia, Camilleri, Fruttero & Lucentini, Montalban – e il premio intitolato a Giorgio Scerbanenco, destinato al miglior giallo edito in Italia.
Proprio alla figura di Scerbanenco, presenti la figlia Cecilia e il curatore Cesare Fiumi, sarà dedicato un incontro volto a illustrare una breve quanto misconosciuta collaborazione tra lo scrittore di Traditori di tutti e di I milanesi ammazzano al sabato e il Corriere della Sera, intercorsa tra il 1941 e il 1943, in pieno periodo bellico.
Questo appuntamento, insieme a una serie di incontri intitolato Noi(r) e le mafie, rappresenta la vera particolarità – e il miglior pregio – di un Festival che celebra un genere senza confinarlo in spazi angusti e innaturali, ma anzi sondando a fondo le mille commistioni tra realtà e finzione, spesso così fitte che è impossibile vedere dove finisce una ed inizia l’altra.
Tra le grandi anteprime in programma nella XXII edizione del Courmayeur Noir In Festival, la proiezione del film Hitchcock, di Sacha Gervasi, con Anthony Hopkins nel ruolo del regista di Psycho e un cast che annovera anche Helen Mirren, Jessica Biel e Scarlett Johansson e alcune scene del prossimo lavoro di Gabriele Salvatores dietro la macchina da presa, Educazione Siberiana, dal romanzo di Nicolai Lilin.
E ora, per finire in bellezza, un inizio da storia del cinema.